È il 1988 quando il Consiglio regionale approva la legge n.66 del 10 novembre che istituisce il Parco Regionale dell’Appia Antica. Primo firmatario della proposta di legge istitutiva è il consigliere Angiolo Marroni, con i consiglieri Buffa, Cavallo e Speranza. Siedono tutti nei banchi dell’opposizione e militano nel Partito Comunista Italiano. La proposta viene approvata con il voto unanime del Consiglio. Si salva così l’integrità paesaggistica e urbanistica del territorio dell’Appia, fortemente a rischio poiché i vincoli a verde pubblico, previsti dal Piano Regolatore Generale di Roma del 1965, erano definitivamente scaduti nel 1984 e la Regione Lazio non aveva ancora adottato il nuovo Piano Paesistico ai sensi della Legge Galasso per la tutela del paesaggio (L. 431/85). Una vittoria dei cittadini che hanno lottato duramente dando vita nel 1984 al Comitato per il Parco della Caffarella e nel 1985 al Comitato per la difesa degli Acquedotti e dell’Associazione Italia Nostra guidata da Antonio Cederna.
Le finalità dell’Ente Parco sono quelle indicate dalle leggi quadro sulle aree protette, nazionale (L.394/91) e regionale (L.R. 29/97) e dalla legge regionale istitutiva (L.R. 66/88) e si possono così riassumere:
tutelare i monumenti ed i complessi archeologici, artistici e storici in esso esistenti e diffonderne la conoscenza;
preservarne e ricostituire l’ambiente naturale e valorizzare le risorse idrogeologiche, botaniche e faunistiche a scopi culturali, didattici e scientifici;
apprestare e gestire attrezzature sociali volte a fini culturali e ricreativi compatibili con i caratteri del Parco.
I vincoli e i divieti vigenti nel parco sono funzionali al progetto di conservazionee valorizzazione di un ambiente che contiene valori storici, artistici e naturalistici inestimabili. Per il Parco non si tratta soltanto di tutelare un patrimonio monumentale dal tempo e dall’incuria, ma anche, e soprattutto, di impedire che uno degli angoli più belli dell’Agro romano venga definitivamente devastato dall’abusivismo edilizio, dall’inquinamento, dalle discariche abusive, da attività economiche e produttive dannose per l’ambiente, dalla realizzazione di opere pubbliche non necessarie o inutili. Si tratta infine di studiare e salvaguardare una biodiversità e un tesoro naturalistico assolutamente sorprendente per l’intera area romana.